Il Van Gogh di Liz Taylor by Marco Ventoruzzo

Il Van Gogh di Liz Taylor by Marco Ventoruzzo

autore:Marco Ventoruzzo [Ventoruzzo, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Egea


5 Del falso

L’errore di Göring e il koùros di Zeri

Il 29 maggio 1945 il comando militare delle forze alleate di stanza ad Amsterdam, dopo aver liberato l’Olanda dalla dominazione hitleriana, arrestò il ricco pittore Han van Meegeren. L’accusa era gravissima e prevedeva pesanti pene detentive e, possibilmente, la condanna a morte: collaborazionismo con il regime nazista e sottrazione di beni di interesse culturale del governo olandese. Dieci giorni prima gli alleati erano entrati in una miniera di sale in Austria dove il Reichsmarschall Hermann Göring aveva nascosto i molti tesori artistici saccheggiati in mezza Europa per arricchire la propria sontuosa residenza di Carinhall. Tra questi venne trovato un dipinto di Vermeer, Cristo con l’adultera. Messo sotto torchio dagli Alleati, il banchiere e mercante d’arte nazista Alois Miedl aveva confessato di aver acquistato il quadro da van Meegeren nel 1942 e di averlo venduto al numero due del nazionalsocialismo per l’equivalente di circa sette milioni di dollari di oggi. Dopo alcune notti passate in prigione anche van Meegeren confessò, ma la sua confessione aggiunse un elemento di novità: il presunto Vermeer era un falso che lui stesso aveva dipinto, insieme a molti altri, dagli anni Trenta in poi. Al processo che seguì, van Meegeren dovette provare le sue abilità dipingendo davanti a una commissione di esperti un’altra imitazione di Vermeer. Venne creduto, ma il pubblico ministero non rinunciò comunque a incriminarlo per contraffazione e truffa, condannandolo a un anno di reclusione.

Van Meegeren fu uno dei più abili falsari del Novecento e ammassò un’enorme fortuna grazie alla vendita delle proprie imitazioni soprattutto di grandi maestri olandesi. Morì tuttavia in miseria poco dopo il processo, rincorso dagli acquirenti dei suoi falsi, sui quali la vicenda giudiziaria aveva svelato la verità.

Le pulsioni artistiche del giovane Han van Meegeren erano state asseritamente represse da un padre che non credeva nelle sue abilità, spesso obbligandolo per punizione a scrivere cento volte la frase «Non so niente. Non valgo niente. Non sono capace di niente». Nonostante il castrante genitore, negli anni Venti Han divenne un pittore di qualche notorietà, sebbene mai apprezzato dai critici che lo ritenevano tecnicamente bravo ma privo di vero e originale talento e – con preveggenza – più portato a imitare che a creare.

Se tutti i pittori, almeno negli anni formativi, copiano lavori altrui per esercizio, a partire dagli anni Trenta van Meegeren iniziò invece a specializzarsi proprio nella contraffazione e a sfruttare economicamente i falsi che realizzava. La sua tecnica era scrupolosa: per i Vermeer, per esempio, acquistava vere tele del XVII secolo, utilizzava unicamente i pennelli e i pigmenti allora disponibili nei Paesi Bassi, e preparava i colori secondo le ricette dell’epoca. Per dare al dipinto la patina del tempo, inoltre, lo verniciava con resine fenoliche che lo indurivano e arrivava persino a cuocerlo in forno per aumentare la crettatura. Da notare che, oltre alla dimostrazione dal vivo delle sue abilità, a salvarlo dall’accusa di collaborazionismo furono proprio le resine utilizzate per l’invecchiamento, che contenevano composti chimici inesistenti prima del XX



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